II nome scientifico della Schefflera deriva da quello del naturalista J.C. Scheffler, vissuto a Danzica dove si occupò di insegnamento e di ricerche in campo botanico.
La schefflera è stata portata in Europa solo nel 1700 e per lungo tempo essa è stata confusa con le aralie, errore che del resto viene spesso compiuto anche oggi, soprattutto quando gli esemplari sono ancora molto giovani e, quindi, non ancora ben caratterizzati.
È interessante ricordare che presso le tribù dei Maori, nella Nuova Zelanda, il legno dellaSchefflera digitata, che è molto tenero, viene utilizzato per ottenere il fuoco mediante la frizione di due legni secchi, di diversa durezza, che vengono sfregati tra di loro sino a farne scaturire la scintilla.
La schefflera si impiega come una comune pianta da appartamento, ma con una particolare attenzione alla «forma» di questi arbusti che, se hanno una caratteristica, diciamo così, negativa è quella di possedere una chioma piuttosto disordinata e che si allarga in modo irregolare.
Le schefflera non sono piante difficili da coltivare e neppure da ambientare: hanno pressappoco le stesse esigenze delle aralie e della Fatsia japonìca, assai diffuse comepiante d’appartamento, ma abbastanza delicate per quanto riguarda le annaffiature. Infatti, non sopportano l’atmosfera arida, ma soffrono molto per l’eccesso di umidità presso le radici. Per eliminare questo inconveniente l’ideale è coltivare la schefflera in vasi da idrocoltura, oppure in vasi con riserva d’acqua, in modo che le piante possano assorbire spontaneamente il liquido di cui hanno bisogno. Importanti sono anche le irrorazioni giornaliere al fogliame, o al massimo ogni due giorni, usando una pompetta vaporizzatrice. È consigliabile aggiungere settimanalmente all’acqua delle irrorazioni qualche goccia di stimolante ormonico, nella dose di cinque gocce per ogni litro. Per quanto riguarda la concimazione basta somministrare ogni mese la giusta dose di estratto di alghe aggiungendo 2 g di solfato di ferro sciolti in mezzo litro di acqua.
Un’ultima raccomandazione: evitare di esporre queste piante al sole, pur dando loro la massima luminosità diffusa.
Dato che il fogliame della Schefflera è piuttosto fragile e si spezza con facilità, è opportuno dare a queste piante il maggior spazio possibile, evitando di tenerle troppo accostate ad altri esemplari, il che provocherebbe, quasi sicuramente, la stentata crescita della vegetazione nuova, senza contare che le foglie più tenere finirebbero per rompersi se sottoposte al contatto con altre specie dai rami rigidi e dalle foglie molto dure, sul tipo del ficus o della sansevieria.
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