Disciplina Botanica Redazione di Loris Paglia

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La Botanica ( dal Greco Bota'un) ( Botane ) e' la Disciplina della Biologia che studia le forme di vita del mondo vegetale ( La Flora ) Specie in Rapporto alla loro anatomia , Fisiologica , classificazione ed Ecologia

giovedì 11 luglio 2013

Aceri Giapponesi


Gli aceri giapponesi sono piante di dimensioni contenute, dalla bellezza assoluta, capaci di attirare l’attenzione in qualunque giardino, piccolo o grande che sia ed in qualsiasi stagione dell’anno, anche se la primavera e l’autunno rappresentano i periodi migliori per coglierne le peculiarità cromatiche più spettacolari (dal giallo tenue al rosso più forte). Gli aceri giapponesi non sono piante particolarmente difficili da coltivare, tuttavia, è necessario conoscere alcune loro esigenze per non incorrere in spiacevoli sorprese: amano terreni freschi, leggeri, umidi ma ben drenati (il ristagno dell’acqua è particolarmente dannoso) e debolmente acidi. Sono particolarmente resistenti al freddo (vivono benissimo in montagna anche oltre i 1000 m di quota) ma non amano essere messi a “rosolare” sotto l’implacabile sole cocente dell’estate (la posizione ideale è quella che permette esposizione al sole del mattino e ombra luminosa nelle ore più calde). Il riparo dai raggi solari roventi è tassativo se l’esemplare di acero giapponese è coltivato in vaso anziché in piena terra.
Propagazione:
1) per seme; nel tardo autunno, i semi, appena raccolti, devono essere lasciati asciugare per qualche giorno e poi seminati in piena terra all’aperto. Germineranno in tarda primavera. Ovviamente le nuove piantine molto difficilmente saranno uguali alla pianta madre.
2) per “innesto laterale” su “acer palmatum”; le piantine portainnesto (nate da seme) vengono coltivate per 2-3 anni sino a raggiungere i 60-100 cm di altezza. Tra luglio e settembre si operano due tagli profondi e paralleli sulla corteccia dell’acer palmatum asportando il tessuto delimitato dalle due incisioni. Nella ferita viene inserita una marza (recante due gemme apicali) della varietà di acero da riprodurre, opportunamente privata del tessuto superficiale dal lato che viene fatto combaciare con il portainnesto.
E’ indispensabile che le cortecce dei due esemplari siano perfettamente allineate almeno da un lato. L’innesto viene poi fissato con alcuni giri a spirale di rafia. A questo punto entra in gioco un piccolo trucco senza il quale le probabilità di successo cadano drasticamente a zero: tutta la zona di innesto deve essere avviluppata da una pellicola di nylon (va benissimo quella trasparente utilizzata in cucina, oppure si può usare le borse della spesa di colore bianco tagliate a strisce).
Questo espediente genera un microambiente ricco di umidità che stimola la generazione di abbondante callo sia nel portainnesto che nella marza. Dopo 30-40 giorni la protezione può essere tolta e si controlla l’avvenuta fusione dei tessuti dei due esemplari. Nella primavera successiva si opera il taglio del “selvatico” che eccede il punto di innesto. Per immettere sul mercato la nuova piantina occorrerà attendere ancora almeno un anno durante il quale sarà necessario asportare tutti i “ricacci” del portainnesto.


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