Disciplina Botanica Redazione di Loris Paglia

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mercoledì 17 luglio 2013

L’ENERGIA BENEFICA DEGLI ALBERI


Talvolta sentiamo forte il bisogno di immergerci nel cuore della natura, come una sorta di “richiamo della foresta”, troppo spesso soffocato dai numerosi impegni e dalla nostra razionalità che congela l’istinto. Eppure la sua origine ha radici molto profonde nella storia della relazione tra Uomo e Natura, di cui l’Albero è la presenza simbolica più significativa, presente in tutte le antiche culture della Terra. Nei Boschi Sacri, santuari primordiali dove la divinità era simboleggiata da alberi significativi, l’albero era oggetto di culto e di rispetto, dispensatore di favori e salute; a questi esemplari spesso venivano attribuiti poteri taumaturgici, rafforzando l’immagine archetipica dell’albero “guaritore” (vedi ad es. i lavori di J.G. Frazer e J. Brosse).
La convinzione che le piante ed in particolare gli alberi siano benefici per le persone è del resto comune anche oggi. In gran parte questo deriva sia dalla conoscenza del loro fondamentale contributo nell’agire sull’ambiente, regolando la qualità dell’aria ed il clima, sia dall’estesa conoscenza che abbiamo sulle proprietà di molti principi attivi vegetali utilizzati da tempo in campo medico e farmacologico. Ma non solo. Molte ricerche hanno focalizzato il loro interesse verso l’aiuto che le piante possono offrire all’uomo in particolare a livello psicologico, sensoriale o emozionale.
Se nella cultura medica di poco più di un secolo fa esisteva ancora l’idea che gli alberi potessero essere di aiuto al corpo e alla psiche, oggi molti istituti universitari e centri di ricerca hanno affrontato sperimentalmente questo argomento, valutando l’influenza che la presenza del verde riveste nei luoghi di cura, di studio e di lavoro. I risultati sono spesso sorprendenti. Ricerche svolte dall’Università del Texas hanno verificato che i pazienti di ospedali dove sono presenti giardini effettuano degenze più brevi e sono più soddisfatti, così come lo è il personale: in definitiva, costi minori e comfort più elevato (R.S. Ulrich e altri, 1984-1991). Anche sui luoghi di lavoro, la presenza di piante può aumentare il rendimento fino al 12%, ridurre lo stress e l’assenza per malattia (V.I. Lohr e altri, Washington State University, 1996). Si è dimostrato perfino che il semplice fatto di guardare immagini di natura e piante migliora in pochi minuti la nostra circolazione, riducendo lo stress, attivando un effetto che potremmo forse definire placebo, ma che conferma il collegamento con l’archetipo interiorizzato dell’albero guaritore.
Questa consapevolezza ha incoraggiato negli ultimi 20 anni l’interesse da parte di molti progettisti verso la realizzazione di “Healing Gardens”, cioè giardini pensati per generare benessere o per stimolare positivamente disabili, anziani, malati di Alzheimer o semplicemente i bambini, facendo leva in particolare sulla funzione terapeutica del paesaggio legata per lo più a suggestioni emozionali, psicologiche e sensoriali.
Parallelamente però a questi studi molto legati alla psico-sociologia, il rapporto con alberi e piante è stato indagato non solo da un punto di vista culturale e antropologico ma anche “energetico”.
Già le antiche culture più legate al valore della percezione dei fenomeni naturali, come quella indo-vedica, cinese, aborigena e dei nativi americani, seppero riconoscere e ricercare il potere terapeutico della natura attraverso il contatto fisico con gli alberi, allo scopo di ricaricare la forza vitale e rafforzare il carattere. Oltre a questo, molti ricercatori hanno cominciato a constatare che esistono forti parallelismi tra alcuni aspetti della fisiologia animale e vegetale. Ad esempio le recenti scoperte del LINV (Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale) di Firenze hanno evidenziato ad esempio come l’apparato radicale delle piante presenti una forte affinità con il cervello animale, e come esse abbiano sofisticate capacità di rispondere agli stimoli e di calcolare le risposte più idonee verso l’ambiente e gli organismi viventi con i quali entrano in contatto.
Questa affinità che emerge tra uomo e pianta sembra suggerire che all’origine dei processi vitali esista una sorta di linguaggio energetico -o elettromagnetico- capace di mettere in relazione le cellule dei viventi tra loro e queste con l’ambiente. Questo è effettivamente confermato sia dalle antiche culture orientali così come dalle più recenti scoperte occidentali, dove risulta evidente che “la Vita è una manifestazione dell’Energia”.
 Negli ultimi decenni, ad esempio, molti studi hanno dimostrato che tutte le forme fisiche (umane, animali, vegetali e minerali) sono tenute insieme e controllate da campi di energia elettromagnetica (vedi teoria elettrodinamica di H.S. Burr, Università di Yale, 1940; H. Frolich, 1988, F.A. Popp, 1989-1992). Non sorprende quindi che l’uomo, gli animali e le piante emettano campi di energia biologica, sotto forma di deboli ma specifici campi elettromagnetici e contemporaneamente dipendano energeticamente dalla nostra Biosfera.

Marco Nieri effettua delle misurazioni in un giardino
Di questa relazione si è molto occupato un ricercatore belga, il dott. Walter Kunnen, che già negli anni ’60 affermava che siamo scarsamente coscienti che la sola differenza tra un cadavere -animale o vegetale- ed un corpo vivo non è né fisica né anatomica ma semplicemente energetica. Dai suoi studi non convenzionali emerge che gli esseri viventi sono antenne che ricevono, accumulano ed emettono energia su specifiche frequenze elettromagnetiche che caratterizzano ogni organo o funzione biologica, così come un apparecchio radio sintonizzato su una stazione riceve quella emissione solamente, chiamando questo fenomeno “bio-risonanza”.
Le sue ricerche sono state possibili grazie ad un cambio di paradigma nell’analisi elettromagnetica, e all’utilizzo di un particolare strumento di misura biofisica, l’antenna Lecher, da lui perfezionato, a cui si sono poi aggiunte le verifiche effettuate con aggiornate apparecchiature bioelettroniche.
Più recentemente, queste conoscenze e questi strumenti hanno reso possibile affrontare nuovi studi in campo vegetale per approfondire nel dettaglio la conoscenza della relazione energetica tra l’uomo, l’albero e la Biosfera. Da questi è nato il “Bioenergetic Landscapes”, una tecnica innovativa che attraverso particolari misurazioni riconosce alle piante ed in particolare agli alberi la capacità di influire elettromagneticamente sull’uomo e sulle sue funzioni vitali, fornendoci così gli strumenti per creare giardini terapeutici bioenergetici particolarmente benefici per le persone.
Il Bioenergetic Landscapes permette di verificare strumentalmente che ogni albero emette frequenze elettromagnetiche identiche a quelle che caratterizzano ed alimentano il funzionamento dei nostri organi. Si può inoltre misurare che l’intensità e qualità dell’energia emessa dipende dalla specie e talvolta dal genere della pianta esaminata. Da questo emerge che alcune specie possono essere definite estremamente positive per la salute, mentre altre possiedono caratteristiche più o meno benefiche per certi organi, ed altre ancora sono piuttosto da considerare disturbanti o nocive, anche in relazione al luogo in cui sono state messe a dimora.

Giardino terapeutico di Corte Roncati
L’intensità dei campi elettromagnetici emessi dagli alberi è estremamente bassa – come lo è quella dei “campi di energia biologica” emessi dall’uomo e studiati in tutto il mondo -, ma possiede un’altissima affinità biologica. Normalmente non riesce a diffondersi in maniera efficace più lontano di qualche decina di centimetri, ma questo studio ha però permesso di individuare una modalità per amplificare e diffondere a distanza questa proprietà, utilizzando alcune correnti dell’elettromagnetismo naturale rilevabili nello spazio, già studiate da Kunnen, definite “campi generatori”. Questi sono in grado di raccogliere e veicolare certo tratto nello spazio le proprietà energetiche degli alberi, cioè la loro informazione biologica, purché le piante siano collocate con estrema precisione e con certe modalità in corrispondenza del loro percorso, attraverso misurazioni elettromagnetiche molto accurate da effettuare sul posto e sulle piante stesse. Si generano così aree bio-energetiche piuttosto vaste, estese fino a decine di metri di distanza dalle piante e ampie fino ad alcune centinaia di metri quadrati, particolarmente idonee alla sosta.
In questi luoghi è misurabile una qualità elettromagnetica che dipende dal tipo di pianta che abbiamo utilizzato e dalle sue specifiche proprietà. Per raffigurare il fenomeno, immaginiamo che un puro e trasparente ruscello di montagna sia il nostro campo generatore, e proviamo ad immergervi al centro un bicchiere pieno di inchiostro di un certo colore, cioè l’albero con le sue caratteristiche energetiche più o meno benefiche: fino a che uscirà inchiostro dal bicchiere, l’acqua scorrerà a valle colorandosi per un certo tratto, fino a ritornare trasparente più lontano. In maniera molto simile questo accade anche nella realtà elettromagnetica studiata dal Bioenergetic Landscapes, con la sola differenza che l’albero non si esaurisce mai.

Questa scoperta apre una nuova interpretazione del nostro rapporto con la natura. Con questa tecnica possiamo progettare e realizzare parchi e giardini bioenergetici la cui funzione terapeutica è realmente basata sulle migliori proprietà biologiche delle piante utilizzate, con risultati di qualificazione dell’ambiente non ottenibili in nessun altro sistema. Sarà per questo più facile ed efficace realizzare un giardino particolarmente favorevole alle persone stressate, o ai cardiopatici, o addirittura alle persone elettrosensibili, che finora hanno potuto sperimentare con particolare soddisfazione l’efficacia del Bioenergetic Landscapes visitando questi giardini bioenergetici, nei quali esse traggono sollievo nervoso e chiare percezioni di benessere.
Gli effetti particolarmente positivi sull’organismo sono stati più volte confermati anche da medici dopo particolari misurazioni effettuate sulle persone con moderni apparecchi di biorisonanza e con la GDV del prof. Korotkov.
Se esistono le condizioni elettromagnetiche locali idonee, i giardini bioenergetici possono essere realizzati ovunque, anche perché la maggior parte delle specie arboree mediterranee e continentali più comuni possiede qualità benefiche su diversi organi del corpo.
Finora sono state eseguite molte realizzazioni sia in campo sanitario, pubblico e privato. Interessante per il suo valore sociale è il Giardino accessibile bioenergetico realizzato ad esempio per Corte Roncati a Bologna, uno dei più importanti centri italiani di sostegno alla disabilità.
L’antico gesto di abbracciare un albero assume oggi allora un significato reale, in quanto ci pone in contatto con reali emissioni energetiche in grado di attivare meccanismi benefici nell’organismo, così come passeggiare in un bosco ci permette di entrare all’interno di un ambiente fortemente influenzato dalle proprietà bio-elettromagnetiche degli alberi. Tanto da rendere le nostre escursioni momenti di grande terapia energetica. Nel settembre del 2009 è stato pubblicato il libro di Marco Nieri: “BIOENERGETIC LANDSCAPE – La progettazione del giardino terapeutico bioenergetico”, edito da Sistemi Editoriali-Esselibri Simone. L’interesse sempre più diffuso per questa materia ha spinto l’autore ad attivare il “Bioenergetic Landscapes Laboratory” per tenere specifici corsi di formazione a coloro che intendono acquisire e praticare questa tecnica.
Marco Nieri, ecodesigner ed esperto in salute e terapia dell’habitat, da oltre 20 anni progetta spazi ed arredi con una visione multidisciplinare ricca di esperienze acquisite in Italia ed all’estero. Dopo anni di ricerca ha ideato e messo a punto il “BIOENERGETIC LANDSCAPES”, un’innovativa tecnica per creare parchi e giardini terapeutici utilizzando le proprietà elettromagnetiche delle piante.

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