Disciplina Botanica Redazione di Loris Paglia

Benvenuti Pregiatissimi Lettori in Disciplina Botanica redazione completamente gratuita del. Sign. Loris Paglia con informazioni di Botanica e sull' Istruzione di come si piantano diverse Tipologie di Piante

La Botanica ( dal Greco Bota'un) ( Botane ) e' la Disciplina della Biologia che studia le forme di vita del mondo vegetale ( La Flora ) Specie in Rapporto alla loro anatomia , Fisiologica , classificazione ed Ecologia

sabato 20 luglio 2013

Ciliegio


Il ciliegio è una pianta che proviene dal continente asiatico e che presenta un'ottima diffusione anche nel continente europeo fin dai tempi antichi.
Il ciliegio si può differenzia in due specie con caratteristiche diverse tra loro: la prima è il ciliegio a frutto dolce e la seconda è rappresentata dal ciliegio a frutto acido.
Il ciliegio dolce, inoltre, si può dividere anche in altre due categorie: la prima è rappresentata dalle duracine, mentre la seconda è costituita dalle tenerine.
Le duracine si caratterizza per ricevere anche l'appellativo di duroni e si tratta di piante che possono contare su un importante sviluppo, dal momento che sono in grado di arrivare anche fino ad un'altezza pari a 20 metri, mentre le tenerine si caratterizzano per essere delle piante che presentano uno sviluppo inferiore ed una crescita molto più lenta.
Sia le tenerine che i duroni si caratterizzano per avere delle foglie dalle elevate dimensioni e dalla forma ovale, mentre i fiori hanno tradizionalmente una colorazione bianca. All'interno della categoria delle duracine, i frutti presentano una polpa dura e croccante, che è caratterizzato dal fatto di poter assumere differenti colorazioni in base alla varietà considerata, ovvero bianca, nera o rossa.



Le tenerine, invece, si distinguono più che altro per avere una polpa decisamente molle e particolarmente succosa, che nella maggior parte dei casi presenta una colorazione rossa o nera.


Il ciliegio acido si differenzia anche per altre caratteristiche, fino a formare altre tre categorie: si tratta delle amarene, delle visciole e delle marasche.


Le amarene si caratterizzano per essere delle piante che presentano uno sviluppo davvero molto limitato, con dei rami pendenti e delle foglie che si caratterizzano per avere dimensioni prettamente contenute, mentre i frutti sono caratterizzati dal fatto di avere una colorazione rosso intensa, con la polpa e il succo che invece presentano una colorazione rosso chiara. Le amarene vengono utilizzate spesso nell'industria dolciaria, in particolar modo per la produzione di succhi e di sciroppi, ma non solo, visto che spesso vengono realizzati anche ottimi gelati.


 Le visciole, al contrario, possono contare su dei rami piuttosto dritti, mentre le foglie si caratterizzano per avere delle elevate dimensioni, con i frutti che assumono una colorazione rosso brillante e allo stesso modo avviene per la polpa e per il succo. I frutti delle visciole si caratterizzano per avere un sapore dolciastro: ecco spiegato il motivo per cui tale categoria di ciliegio viene sfruttata sopratutto per il consumo fresco e per la produzione di marmellate.
Infine, parlando delle marasche, possiamo sottolineare come si tratta di piante che si caratterizzano per avere delle dimensioni piuttosto ridotte, come avviene anche per le foglie e per i frutti, che vengono impiegati spesso dall'industria per produrre dei liquori.



Varietà e portainnesti



Per quanto riguarda le cultivar di ciliegio che si possono trovare in natura, ce ne sono diverse; tra le altre, ecco quelle maggiormente diffuse: Early Lory, Giorgia, Adriana, Van, Ferrovia, tipica meridionale, Lapins, precoce Sweet Heart, tardiva del centro-nord.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare come ci siano in natura anche un gran numero di varietà che sono dedicate esclusivamente alla raccolta meccanica, come ad esempio la Katilin.
I portinnesti, invece, sono cinque: si parte dal Franco di ciliegio dolce, che è particolarmente sensibile al calcare, così come soffre la siccità e la stanchezza del terreno; Colt, ovvero un ibrido che si caratterizza per avere una resistenza decisamente superiore al calcare ed alla stanchezza del terreno; Magaleppo, ricavato dal Prunus mahaleb, che è particolarmente adeguato per tutti quei luoghi caratterizzati da un clima tipicamente caldo.
Il portainnesti che viene utilizzato con maggiore frequenza da parte dei vivaisti è sicuramente rappresentato dal franco, che è in grado di garantire un ottimo sviluppo alla pianta e comincia la produzione in seguito a circa 6-8 anni.


Il franco è un portainnesto che si caratterizza per prediligere tutti quei terreni particolarmente sciolti, estremamente profondi e drenanti.
Un altro ottimo portainnesto che viene spesso utilizzato per la pianta di ciliegio è rappresentato dal malebbo, che è in grado di garantire un discreto sviluppo della pianta ed è in grado di adeguarsi molto bene a quei terreni particolarmente poveri, secchi ed estremamente sassosi, che si possono trovare piuttosto facilmente in collina. Il malebbo è in grado di rendere la pianta molto meno longeva, ma permette di anticiparne la messa a frutto e, sopratutto, ne esalta le qualità sotto il profilo organolettico.

Impollazione e concimazione


Un gran numero di varietà della pianta di ciliegio dolce si caratterizzano per essere autoincompatibili: in poche parole, nella maggior parte dei casi, si ha la necessità di piantare circa due o tre piante vicine che hanno una varietà diversa.


Nel momento in cui non si abbia a disposizione lo spazio tale per un elevato numero di piante, allora per permettere una migliore e più efficace impollinazione, tutto ciò che si può fare è certamente collocare esattamente nei pressi dell'albero, nel momento in cui avviene la fioritura, un ramo tagliato, con la sola condizione che anch'esso sia già giunto a fioritura, ma che allo stesso tempo abbia una varietà diversa rispetto a quella piantata.
Per quanto riguarda la concimazione, non dobbiamo dimenticare come il ciliegio si comporta come tante altre piante: in poche parole, anche per questo albero da frutto il suggerimento è quello di sfruttare dei concimi organici, come ad esempio il letame oppure lo stallatico. In queste occasioni, per poter ottenere delle importanti ed abbondanti produzione di ciliegie, il consiglio è quello di provare a concimare con delle elevatissime dosi di azoto (importante fare attenzione ad evitare di svolgere tale operazione nel momento in cui si verificano i cosiddetti periodi di siccità) e con dosi che devono sempre essere leggermente più basse per quanto riguarda il fosforo e il potassio.

Tecniche colturali



L'impianto migliore per la coltivazione del ciliegio è inerbito gestito sull'interfila; in tutti questi casi, è importate evidenziare come l'irrigazione non è praticamente presenta, ma tutto ciò che bisogna fare è accertarsi che ci sia il drenaggio sufficiente per eliminare i vari ristagni d'acqua che si possono formare.
La concimazione si caratterizza per essere effettuata in relazione a delle particolari considerazioni che si riferiscono all'ambiente, ma si deve tenere in grande considerazione anche la frequenza di malattie e tanti altri dettagli, facendo sempre attenzione all'eccesso di azoto, a cui si deve aggiungere leggere quantità di fosforo.


E' importane ricordare come la pianta di ciliegio ha la necessità di ricevere almeno alcune ore al giorno in cui sia completamente esposta ai raggi del sole. Le annaffiature devono avvenire con una certa regolarità, con una frequenza di circa 2-3 giorni, dopo aver bagnato completamente il terreno, ma aspettando che il substrato sia perfettamente asciutto, prima di procedere con una nuova annaffiatura. E' fondamentale anche evitare che si formino dei pericolosi ristagni d'acqua nel sottovaso, che possono andare a danneggiare notevolmente la pianta di ciliegio. Per quanto riguarda l'operazione di concimazione, è importante ancora ricordare come sia meglio impiegare del concime a lenta cessione: per questa ragione, il consiglio è quello di intervenire ogni 3-4 mesi. C'è la possibilità di sfruttare un concime universale, ma il suggerimento è quello di trovare un concime specifico per le piante da frutto.

La fertirrigazione sta attraverso un periodo di grande successo negli ultimi tempi.
Le forme di allevamento sono diverse in relazione alla tipologia di raccolta che viene eseguita, mentre la potatura si caratterizza per permettere un contenimento dello sviluppo vegetativo, in particolar modo con la potatura verde, che consente di rinnovare quei rami che hanno già prodotto fiori e frutti.


Malattie e avversità



Tra i principali pericoli che possono attaccare la pianta di ciliegio, troviamo senza ombra di dubbio la presenza nefasta di cocciniglie e degli afidi. In modo particolare, però, i parassiti che la pianta di ciliegio teme maggiormente sono rappresentati dalle cosiddette mosche delle ciliegie, che si caratterizzano proprio per andare a deporre le uova all'interno dei frutti: ecco spiegato il motivo per cui le larve andranno a consumare la polpa succosa nel momento in cui le uova si schiudono.


Tra gli patogeni, che si caratterizzano sempre per avere una provenienza fungina, troviamo, ad esempio, il corineo, che è in grado di produrre sulle foglie della pianta di ciliegio delle macchie e riesce a necrotizzare i tessuti, provocando un gran numero di piccoli buchi. Tra gli altri patogeni che possono provocare danni alla foglia, troviamo senza ombra di dubbio la ruggine, che va a colpire la pagina inferiore della foglia, provocando dei forti arrossamenti, con la conseguenza che in breve tempo, la foglia attaccata, cadrà. Infine, dobbiamo sottolineare anche la presenza della ticchiolatura, che è in grado di sicuramente di apportare un gran numero di danni alle foglie, ai fiori ed ai frutti.


Una delle più importanti avversità è rappresentata dalla pioggia, anche se, come tutte le altre Drupacee, uno dei pericoli principali arriva sempre dalla Sharka e dal cancro batterico che colpisce questa famiglia di piante. Tra le varie crittogame che attaccano la pianta di ciliegio, possiamo facilmente trovare la Monilia, che è in grado di andare a colpire sopratutto i rami, ma anche i fiori e gli stessi frutti.
Sono tanti anche i parassiti animali che hanno la particolare capacità di danneggiare questa pianta da frutto: stiamo facendo sicuramente riferimento agli afidi, all'afide nero, ma anche alle cocciniglie, ai rodilegno e a tanti altri insetti ed acari. Anche gli uccelli, in svariate occasioni, possono provocare dei danni più o meno gravi ai fiori ed ai frutti, sia nel momento in cui attraversino una fase di crescita, sia quando giungono a maturazione.

Crostata di ciliegie


Ingredienti per una tortiera da 24 cm


Pasta Frolla

300 gr farina
150 gr burro
100 gr zucchero
2 tuorli
un limone


Pasta maddalena

180 gr zucchero
150 gr farina
40 gr burro
3 tuorli e 1 uovo
una bustina di vanillina
sale

Per farcire e completare

400 gr ciliegie
3 savoiardi
limone
burro
zucchero semolato e a velo

Procedimento
Pasta frolla
Intridere la farina con il burro a pezzetti, poi impastare le briciole ottenute con i tuorli, lo zucchero, un pizzico di sale, la scorza grattugiata e il succo dell'intero limone. Modellate a palla l'impasto, avvolgetelo nella pellicola e fatelo riposare in frigo per 30 min.
Pasta maddalena
Montate a bagnomaria l'uovo e i tuorli con lo zucchero, la vanillina e un poco di sale; fuori dal fuoco incorporare la farina e il burro fuso.
Farcire e completare
Cuocete in padella 2 cucchiai di zucchero con una noce di burro, mescolando con mezzo limone infilzato su una forchetta (serve per aromatizzare). Quando il caramello sarà color nocciola, unite le ciliegie snocciolate e saltatele a fiamma vivace per 3 min finchè lo sciroppo non sarà addensato.
Fate raffreddare le ciliegie e mescolate con i savoiardi sbriciolati.
Stendete la pasta frolla a mm 4 di spessore e con essa foderare una tortiera di cm 24 di diametro e cm 5 di altezza ricoperta da carta forno (che aiuterà poi nello sformare la torta).
Distribuire sul fondo della tortiera le ciliegie, aggiungete la pasta maddalena, spolverizzatela di zucchero a velo e completate con striscioline di pasta frolla ricavate dai ritagli. Sagomate il bordo a piacere e rimboccatelo sul ripieno.
Cuocete la crostata in forno a 180° per 20 min poi a 170° per altri 20 min.
Infine sfornatela, sformatela dopo 10 min e lasciatela raffreddare su una gratella. Servitela guarnita a piacere con una ciliegia sciroppata o fresca.

VANIGLIA


La vaniglia è una splendida orchidea originaria del Messico il cui frutto fornisce la vaniglia.


Caratteristiche generali


La Vaniglia, Vanilla planifolia Andr.(conosciuta anche come Vanilla fragrans) appartiene alla famiglia delle Orchidaceae ed è una magnifica orchidea originaria del Messico e del centro America che viene coltivata per la produzione di vaniglia.
Esistono altre specie che possono essere utilizzate a questo scopo e sono la Vanilla tahitiensis che si ritrova a Tahiti e la Vanilla pompona che si ritrova nelle Indie occidentali.
La sua particolarità è che produce una sola foglia in ogni nodo assieme a robuste radici con le quale si ancora agli alberi.
E' una pianta che cresce anche 20 cm e non fiorisce fino a quando non ha raggiunto almeno 3 m di lunghezza.

I fiori dell'orchidea non sono molto grandi (4x6 cm) di colore giallo-verde. Normalmente in tutta la pianta si apre un solo fiore al giorno e tutta la fioritura della pianta dura circa un mese. La particolarità dei fiori è che si aprono al mattino e si richiudono la sera e non si riaprono più. Se non vengono impollinati durante questo unico giorno, dopo poco, cadono. Pur essendo autofertili non sono in grado di impollinarsi senza l'aiuto di un agente esterno che in natura è una farfalla mentre per la produzione commerciale viene fatta a mano e questa operazione rappresenta circa il 50% del suo costo di produzione.


Una volta che il fiore è impollinato si forma il frutto (bacello) che impiega diversi mesi per maturare e raggiungere le dimensioni medie di 20 cm. All'inizio è di colore verde e non ha il caratteristico aroma. Per avere la vaniglia che tutti noi conosciamo occorre una precisa lavorazione che dura anche diversi mesi. 

Proprietà
La sostanza responsabile del caratteristico aroma della vaniglia è la vanillina, un principio attivo aromatizzante che quando cristallizza, si trasforma in tanti piccoli aghi scuri ed acquista il caratteristico aroma.
Della vaniglia si sa che ha anche un leggero potere afrodisiaco.

Raccolta e conservazione

Della vaniglia si utilizzano i frutti che vengono raccolti ancora acerbi, verdi, senza alcun aroma. A quel punto inizia un lungo processo di lavorazione che dura circa tre mesi che prevede delle immersioni dei bacelli in acqua per pochi minuti e poi la loro essicazione al sole mentre durante la notte vengono chiusi in contenitori per evitare la traspirazione in modo che rimangano umidi. Questa operazione viene ripetuta fino a quando il bacello non diventa flessibile e di colore marrone scuro (può durare diversi mesi).
Con questo sistema la vanillina, il principio attivo aromatizzante si cristallizza in tanti piccoli aghi e diventa scura ed il bacello appare come se fosse ricoperto di brina ed acquista il caratteristico aroma.
Per avere un chilogrammo di bacelli di vaniglia ci vogliono circa 7 kg di bacelli verdi.



Uso in cucina
La vaniglia è utilizzata principalmente in pasticceria e in ricette di dolci (bavaresi, biscotti, budini), nella produzione di liquori e per aromatizzare cacao e caffè. Nella cucina orientale e africana sono diffuse anche ricette salate, in cui la vaniglia insaporisce piatti caldi e speziati.

Metodo di conservazione
La vaniglia si conserva in un vaso di vetro chiuso ermeticamente. Evitate tappi di sughero, che potrebbero generare muffe. La vaniglia si conserva in un luogo fresco e asciutto per un periodo non superiore ai 6 mesi.

Curiosità
La vaniglia è una bellissima orchidea rampicante che può raggiungere una lunghezza anche di 30 m ed ha la particolarità che si riproduce solo grazie ad un insetto che vive esclusivamente in Messico. Fu Charles Morren che scoprì questo fatto e come fecondarla artificialmente. Questo fece si che la sua coltivazione si estese a numerosi altri paesi del mondo tanto che oggi viene coltivata con successo anche in Nuova Guinea, Papuasia e Madagascar. 
La vaniglia  è l'unica specie di orchidea che fornisca un frutto commestibile.
Sono in corso numerosi studi per rinnovare l'interesse verso questa spezia per migliorare le tecniche di coltivazione e di propagazione.
L'uso della vaniglia come spezia risale alla notte dei tempi. Si sa con certezza che il popolo dei Totonachi (Messico) la usava come aromatizzante e con grande venerazione considerandola un dono degli dei. Fu Cortes a portare la vaniglia in Europa ed all'inizio veniva utilizzata solo in combinazione con  il cacao. Solo molti anni più tardi si iniziò ad usarla come aromatizzante unico e da quel momento inizò a diffondersi in tutto il mondo.

Budino alla vaniglia



Ingredienti

  • Colla di pesce: 8 gr
  • Uova: 4 tuorli
  • Latte fresco intero: 350 ml
  • Vaniglia: 1 bacca
  • Zucchero: 100 gr
  • Panna fresca: 200 ml

Ricetta e preparazione

  1. Mettete la gelatina in ammollo in acqua fredda per 15 minuti. Incidete la vaniglia nel senso della lunghezza e mettetela in un pentolino con il latte, mettete sul fuoco e cuocete fino a sfiorare l’ebollizione, poi togliete dal fuoco, eliminate la vaniglia e versate la gelatina, mescolate per farla sciogliere.
  2. In una ciotola mettete i tuorli e lo zucchero e montateli con la frusta elettrica, poi incorporate il latte e infine la panna. Mettete il budino in uno stampo o in 4 bicchierini monoporzione e metteteli in frigorifero per almeno 4 ore.

Consigli

Decorate con frutta fresca e ciuffetti di panna montata.

Cocomero


Periodo di iperattività nell’orto quello di questi mesi, ed ecco allora qualche altra dritta per coltivare un ortaggio come il cocomero che può essere ancora seminato o messo a dimora nel mese di maggio. Anche se non è proprio facilissimo da coltivare, durante le calde giornate estive la soddisfazione di gustarsi una fetta fresca di un cocomero coltivato in proprio dovrebbe da sola spingere chiunque a tentare la coltivazione.
Il nome scientifico del cocomero (dal latino cucumis “cetriolo”, stesso significato del termine dialettale anguria che però deriva dal greco) èCitrullus lanatus e appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae. Originario dell’Africa tropicale il cocomero è coltivato fin dalla notte dei tempi (prima documentazione ufficiale in geroglifici egizi di 7000 anni fa…) ed è giunto in Europa intorno al XIII secolo per opera dei Mori.
Si tratta di una rampicante erbacea annuale che produce lunghe ramificazioni (anche alcuni metri) munite di viticci e grosse foglie alterne, picciolate, profondamente inciso-lobate; l’apparato radicale è molto ramificato e si estende superficialmente. Il cocomero è dioico (produce cioè fiori femminili e maschili separatamente) e i fiori sono composti da cinque petali gialli: per ogni fiore femminile si trovano in media sulla pianta sette fiori maschili.
Il frutto è tecnicamente un peponide ovvero una falsa bacca modificata tipica della famiglia delle cucurbitacee e si presenta di forma ovale, variamente allungata, o sferica all’esterno di un verde lucido e liscio di diverse tonalità, uniforme o striato; all’interno il mesocarpo è di colore bianco e di spessore variabile mentre la polpa è zuccherina, rossa (ma esistono anche varietà a polpa bianca o gialla), ricca di acqua e dei classici semi che vanno dal colore bruno al nero.


Ciclo produttivo
Il cocomero occupa il terreno di solito tra i 90 e i 180 giorni; la produzione media di questa coltura è di circa 5 kg per metro quadrato di coltivazione.
Clima
Essendo di origine tropicale il cocomero trova nelle zone temperate la condizione ideale solo durante l’estate. Germina a una temperatura minima di 13-15° C (ottimale 30° C) e la temperatura ideale per la crescita oscilla dai 25 ai 30° C.

Terreno
Il cocomero ama i terreni medio-leggeri, profondi, freschi e molto fertili e che siano ben drenati perché la pianta non sopporta i ristagni d’acqua. Il pH deve essere tendenzialmente acido.
Semina e trapianto
Il cocomero può essere seminato in semenzaio protetto tra gennaio e febbraio in vasetti di almeno 10 cm di diametro nei quali piazzare 2 o 3 semi ciascuno a una profondità di 1 cm; si trapiantano ad aprile, un mesetto circa dopo la nascita e quando hanno raggiunto almeno i 10 cm di altezza e prodotto 4-5 foglie, posizionandole a un metro e 50, due metri l’una dall’altra.
La semina a dimora invece viene effettuata da aprile a maggio in buchette (30 x 30 x 30 cm) distanti minimo un metro e mezzo l’una dall’altra (molto meglio due m) piazzandoci dentro 4 o 5 semi coprendoli con due cm di terra; Successivamente, quando le piantine saranno emerse e avranno raggiunto i 3 o 4 cm di altezza, andranno diradate lasciandone una o massimo due per buca.

Concimazione
Le esigenze nutritive del cocomero sono elevate e per questo gli si deve garantire una letamazione anticipata molto abbondante; in presemina è necessario un “richiamo” con humus maturo possibilmente mischiato con un po’ di pollina. In fase di coltivazione poi è consigliato aggiungere in copertura concimi ternari a elevato titolo di potassio e fosforo.
Acqua
Be’, se ci si trova di fronte a una pianta che produce un grande frutto con polpa così ricca di acqua (più del 90%) è logico che da qualche parte dovrà pur prenderla. E infatti il cocomero necessita di un elevato e costante apporto idrico. Attenzione a non bagnare la pianta né i lunghi tralci onde evitare l’insorgere di malattie.


Lavorazioni
Le lavorazioni che riguardano la coltivazione del cocomero sono principalmente la sarchiatura, la scacchiatura e la cimatura. La prima serve a eliminare le immancabili erbe infestanti mentre la scacchiatura va effettuata quando i tralci hanno raggiunto la lunghezza di 20-30 cm lasciando 2 o 3 branche; quando si saranno formati 3 o 4 frutti le branche andranno cimate per eliminare i nuovi fiori femminili: in questo modo la pianta dedicherà tutte le sue energie alla pruduzione dei frutti che cresceranno più grossi e matureranno prima. Per una maturazione migliore e uniforme è consigliabile ruotare con accortezza i frutti ed evitare al contempo che siano sempre a contatto col suolo sempre dalla stessa parte, eventualità che può appiattire il frutto.
A proposito di maturazione, per raccogliere i frutti è possibile osservare qualche regola che aiuta a decidere: “pancia” (punto di contatto col suolo) pallida, viticcio opposto all’attaccatura essiccato, suono sordo e cupo picchiettando sul frutto.
Parassiti e malattie
Il cocomero può essere colpito da malattie fungine come oidio, peronospora, nerume, muffa grigia, fusariosi e sclerotinia e dai marciumi. I principali parassiti sono invece gli afidi e il ragnetto rosso.
Rotazione
La coltura del cocomero non segue sé stessa né le altre cucurbitacee e neanche le solanacee (patata, pomodoro, melanzana, peperone), l’aglio e la cipolla.
Consociazione
La coltura del cocomero può essere consociata con ortaggi a ciclo corto ma di solito questa pratica non è consigliata.



Frullato al cocomero: una ricetta fresca e nutriente



Il frullato al cocomero è un ottimo alleato contro la calura estiva, la perdita di liquidi e il bisogno di zuccheri. La ricetta è molto semplice e veloce e il frullato può essere bevuto sia come prima colazione che come spuntino durante la giornata. Spesso, infatti, lo stimolo della fame nel periodo compreso tra il pranzo e la cena, può essere inibito con il consumo di un frullato di cocomero, fresco e nutriente. Ricordiamo che l’anguria è costituita, per oltre il 90%, di acqua e, nonostante un gusto molto dolce, il contenuto di zuccheri e di calorie è molto basso. I principi nutritivi forniti sono potassio, vitamina A e C. Vediamo come preparare un buon frullato di cocomero.

Ingredienti per due porzioni da 300 ml circa
400 grammi di anguria senza scorza
mezzo bicchiere di acqua
un cucchiaino di zucchero
ghiaccio

Preparazione
Tagliate a pezzetti, dopo aver rimosso la scorza ed i semi, il cocomero e mettetelo nel frullatore. Aggiungeteci mezzo bicchiere di acqua in cui avete sciolto un cucchiaino di zucchero (sia bianco che di canna), riempite con del ghiaccio a cubetti o tritato e avviate il frullatore fino a quando il composto non risulterà granitoso.
Il frullato di cocomero deve infatti avere un aspetto denso, caratterizzato dalla presenza di ghiaccio tritato, che conferisce un aspetto simile a quello di una granita.
Versate nei bicchieri e consumate fresco.
Il consiglio è quello di prepararlo al momento, perché utilizzando anche il ghiaccio, è meglio evitare che questo si sciolga, annacquando la bevanda.
In alternativa si può preparare il succo di anguria e lasciarlo nel frigorifero all’occorrenza. La differenza tra i due consiste nella maggiore consistenza del secondo e freschezza e leggerezza del primo.

Pervinca

Nome scientifico-Vinca minor L.

pervinca
Classe- Magnoliopsida
Sottoclasse- Asteridae
Ordine- Gentianales
Famiglia- Apocynaceae
Genere- Vinca
















E' una piccola pianta erbacea alta 10 o 20 cm circa, presenta molti rami striscianti e le sue foglie, di forma lanceolata, sono coriacee. I fiori, di colore blu-violaceo, nascono dall'ascella fogliare. E' una pianta originaria dell'Europa meridionale ed è diffusa nei boschi misti, lungo le ripe, le siepi, nei luoghi selvatici e ombrosi. Fiorisce da Febbraio a Giugno abbellendo le zone litoranee e submontane. Note storiche - Secondo Dioscoride, oltre che essere un buon rimedio per i morsi di serpente, la vinca costituiva un'ottima cura per la prevenzione della dissenteria. Ecco quanto si affermava nel secolo scorso nella Storia naturale medica:Pianta che cresce nei nostri boschi.Il fusto è vivace e suffrutescente.Le foglie erano per l'addietro usate in gargarismi contro le angine.Esse sono amare, un pò toniche, astringenti, antilattiche e purgative;esse fanno parte del tè svizzero. Vinca sembrerebbe derivare dal latino vincire, nel senso di legare e ciò in quanto i suoi rami tendono ad essere prostrati. (Da Giorgio De Maria : le nostre Erbe e Piante Medicinali - Fratelli Melita Editori) Nomi dialettali Sciò da morto (Lig.) Ciocchinèt, Viola d'Spagna (Piem.) Carniola (Lomb.) Campanelle (Ven.) Viola mata (Em.) Erba vinca, Mortine (Tosc.) Vinga-pervinga (Abr.) Viola e ciucciu (Camp.) Pruinca (Sard.) La pervinca vive nelle radure e ai margini di boschi frondosi, tra le siepi in tutta Italia sia nella zona mediterranea che in quella montana. Forma estesi tappeti verdi sempreverdi che emergono in inverno tra il fogliame dei boschi, a conferma del fatto che l'attività vegetativa di molte piante non si arresta neppure nella stagione avversa. Vinca infatti deriva dal latino vincire, cioè vincere, in riferimento appunto al fatto che la specie sopravvive anche negli inverni più rigidi. In Febbraio poi emette un fiore piuttosto grande di colore violetto, che per la sua eleganza ed ornamentalità, non è sfuggito all'attenzione dei floricultori. Si coltivano attualmente diverse specie congeneri impiegate come piante rustiche per adornare giardini rocciosi. Habitat: boschi e siepi della zona mediterranea fino a quella montana di tutta l'Italia.



Proprietà

Parti usate - Le foglie. Componenti principali - alcaloidi (tra cui la vincamina che è il principale), flavonoidi, tannini, fitosteroli. Indicazioni terapeutiche - La medicina popolare attribuisce alla Vinca minor effetti ipotensivi, spasmolitici e antipertensivi. Tra i principi attivi della pianta quello più importante è la vincamina che agisce soprattutto sul sistema vascolare cerebrale assicurando una migliore circolazione;la vinca è dotata di proprietà vasodilatatrici e ipotensive. Si prepara in infuso e in tintura. (Da Giorgio De Maria : le nostre Erbe e Piante Medicinali - Fratelli Melita Editori) La pianta era stata per lungo tempo impiegata per diminuire la portata lattea e risolvere le infiammazioni delle ghiandole mammarie. Attualmente se ne sconsiglia l'uso, per gli inconvenienti che possono insorgere nel lattante. L'uso più appropriato della Vinca rimane quello di una confortevole tisana per gli ipertesi, cui il sapore amaro aggiunge proprietà stomachiche e digestive. Attualmente è stato isolato dalla pianta un alcaloide, la vincamina, che è entrata validamente a far parte di prodotti farmaceutici, curativi delle malattie vascolari caratteristiche delle persone anziane. Proprietà: Stomachiche, digestive, ipotensive, antinfiammatorie, antianemiche. Fioritura: Febbraio-Aprile. Tempo balsamico: Giugno.Parti usate: Le foglie. Componenti principali: L'alcaloide vincamina, acido ursolico, alcaloidi minori. Preparazioni Decotto (Infiammazione della gola, della bocca e della pelle):Far bollire mezzo litro d'acqua con 20 gr. di foglie secche.Filtrare il liquido e adoperarlo per fare sciacqui e gargarismi nel caso di mal di gola o di infiammazione alla bocca o lavaggi sulla pelle infiammata da eruzioni cutaneeInfuso (Digestivo, antidiarroico, antianemico):Ridurre in polvere qualche foglia di Pervinca e adoperarne 3 gr. per farne, con una tazza d'acqua calda, un infuso da bere 2-3 volte durante la giornata


mercoledì 17 luglio 2013

Zucca e Zucchine


Famiglia: Cucurbitaceae
Genere: Cucurbita
Specie: Cucurbita maxima Duch. - Cucurbita moschata Duch. - Cucurbita pepo L. - Cucurbita melanosperma.
Francese: Courge, Courgette; Inglese: Squash, Pumpkin; Spagnolo: Calabara, Calabacin; Tedesco: Speis Kürbiss, kleiner Kürbiss.

Origine e diffusione

La zucca è una pianta monoica annuale a fusto rampicante o scandente. È originaria dei paesi caldi e quindi esigente in fatto di temperatura. Diverse sono le specie coltivate. Esse si distinguono per alcuni caratteri botanici, tra cui la forma e grossezza del frutto e del seme.
In botanica le zucche si suddividono in quattro specie: Cucurbita maxima - Cucurbita moschata - Cucurbita pepo - Cucurbita melanosperma.
In pratica si distinguono in Zucche da zucchini e Zucche da inverno.
La Zucca da zucchini appartiene alla specie Cucurbita pepo L.: ha portamento cespuglioso e va anche sotto il nome volgare di “Zucca d’Italia” o “Cocuzzella di Napoli”. Di essa si consumano i frutti tenerissimi, appena formati. Si utilizzano anche i fiori maschili quando sono ancora in boccio e che sono ottimi fritti.
Le Zucche da inverno a fusto rampicante appartengono alla specie Cucurbita maxima Duch. e Cucurbita moschata Duch.. La prima ha frutti sferoidali talvolta enormi, a buccia variamente colorata, polpa gialla, dolce. A questa specie appartengono anche le caratteristiche zucche a “turbante”.
La Cucurbita moscata si distingue dalla maxima per avere frutto allungato, oblungo o cilindrico, più o meno curvato all’apice, polpa consistente di colore giallo arancione.
Zucchina TondaZucchina Tonda (foto Francesco Sodi)

Varietà


Zucche da zucchini
“Zucca tonda senza tralcio da forzare”: precocissima, molto produttiva. Pianta ad internodi brevissimi capace di produrre anche 30 zucchettine, foglie di colore verde uniforme. Frutti sferici, a buccia verde. Buona per la coltura in serra.
“Zucca lunga d’Italia”: precocissima, molto produttiva. Pianta ad internodi brevissimi, a portamento cespuglioso con foglie a lobi grandi, colorate uniformemente di verde non molto intenso. Frutti lunghi 18-20 cm con costolature appena pronunciate. Si presta ottimamente per la coltivazione in serra, in qualunque periodo dell’annata.
“Cocuzzella di Napoli”: varietà molto produttiva con pianta ad internodi brevi, foglie intensamente lobate, di colore verde a chiazze più o meno intense. Frutto allungato di colore verde scuro a striature più chiare.
“Zucca mezza lunga da forzare”: adatta per la coltura forzata, ma poco apprezzata dal mercato.
Zucche invernali (Cucurbita maxima)
“Zucca marina di Chioggia”: pianta a fusto (tralcio) lunghissimo. Frutto enorme rotondo, schiacciato ai poli, a spicchi molto marcati, buccia di colore verde, polpa giallo arancione.
“Zucca gialla mammouth”: varietà a frutto enorme schiacciato ai poli, con costole molto marcate, polpa gialla dolce.
“Zucca grigia di Bologna”: buona per marmellate.
“Zucca turbante”: varietà molto coltivata nell’Italia centrale e meridionale. Frutto grosso formato da una cupola di colore scuro da cui sporge una specie di calotta costoluta intensamente colorata di rosso arancione o d’altri colori.
Cucurbita moscata
“Zucca piena di Napoli”: pianta a tralcio molto sviluppato, foglie intere, verdi con chiazze grigiastre, frutto molto lungo, di forma cilindrica, ingrossato all’estremità e leggermente ricurvo, con buccia di colore giallo rossastro, polpa gialla, zuccherina.
Altre cultivar da zucchini sono:
“Nano verde scuro di Milano”, “Black beauty”, “Nano verde striato genovese”, “Striata di Sicilia”, “Store’s green F1”, “Diamant F1”, “Prokor F1”.
Gli F1 si prestano bene per le coltivazioni in serra, dove danno alte produzioni.
Zucca a fiasco: è poco diffusa e quindi possiamo trascurare la sua descrizione.
Pianta di ZucchinaPianta di Zucchina (foto Francesco Sodi)
Pianta di Zucca da inverno Pianta di Zucca da inverno (foto Francesco Sodi)
Zucca da inverno - Cucurbita moscata

Zucca da inverno - Cucurbita moscata L. 

Tecnica colturale

Per la buona riuscita della coltura, la zucca deve essere coltivata in terreni fertili e freschi, ben preparati con un buon lavoro profondo 30-35 cm, seguito da accurati lavori superficiali di sminuzzamento e spianamento.

Concimazione

La zucca esige una concimazione completa che, a seconda delle qualità del terreno, potrà consistere nella somministrazione di 400-600 quintali di letame ben maturo, quintali 4-5 di fosfoazotati e 1-2 quintali di solfato potassico, o concimi più complessi come i ternari che apportano sia Azoto che Fosforo che Potassio, distribuiti su tutta la superficie o meglio in forma localizzata.

Semina

La semina, nella coltura normale delle “zucche da zucchini”, si inizia appena cessato il pericolo delle gelate tardive, si fa in posto e si protrae scalarmene fino ad agosto. Le zucche da inverno si seminano una sola volta in aprile-maggio.
Il seme viene messo in buchette alla distanza di 1 metro lungo un solchetto tracciato in precedenza col filo, sempre alla distanza di 1 metro per le zucche a cespuglio e fino a 2 metri per le zucche a tralcio di grande sviluppo. Nelle semine estive, in terreno asciutto, prima di mettere i semi si annaffia in fondo alla buchetta, ricoprendo poi con terra fina ed asciutta.
In ogni buchetta si mettono di solito 3 semi e sono necessari 300-500 grammi di seme per 100 m quadrati di terreno a coltura. Dopo qualche giorno dalla nascita, si fa il diradamento, lasciando una pianta per buchetta.

Cure colturali

Oltre alla cimatura delle zucche da inverno, sarà necessario, durante lo sviluppo delle piantine, fare delle accurate sarchiature e concimazioni in copertura con azotati o con fosfoazotati in ragione di 20-30 grammi per pianta a più riprese, e se necessario, abbondanti irrigazioni.

Raccolta e produzione

La raccolta degli zucchini è scalare ed è fatta al momento in cui il fiore che si lascia attaccato al frutto sta per schiudersi.
Le zucche da inverno si raccolgono ai primi d’ottobre e si conservano in locale asciutto e ventilato fino alla fine dell’inverno.

Coltura anticipata all’aperto delle zucche da zucchini

Nei terreni in leggero pendio, esposti perfettamente a mezzogiorno, l’anticipazione è fatta direttamente sul posto. A questo proposito, nel mese di marzo, si scavano nel terreno precedentemente lavorato, delle buche di 15-20 cm di lato e altrettanto profonde facendo in maniera che la terra della buca rimanga unita in blocco il quale viene deposto a ridosso del margine nord della buchetta, affinché faccia da riparo. In fondo alla buca si pone del letame in fermentazione, che si ricopre con uno strato di terra su cui si mettono due o tre semi affondandoli per 2-3 cm e completandone poi la copertura con un po’ di terra fine su cui si fa una leggera pressione.
Per anticipare di più la coltura e quindi la semina, si mettono sulle buchette delle cassettine senza fondo, di centimetri 25 X 25 X 10 sulla cui faccia superiore si pone un vetro che può essere tolto nelle giornate in cui c’è pieno sole. La semina nelle migliori condizioni può essere in questo modo anticipata fino ai primi di marzo. Oggi la copertura può essere fatta con tunnel in P.V.C. forato.
Un altro sistema per anticipare la coltura, consiste nel fare la semina in vasetti di terra cotta o meglio in fertil-pot, o altri contenitori i quali poi vengono messi in un cassone, protetto da vetrate e da stuoie, con dentro un letto caldo o altro sistema di riscaldamento. Le piantine vengono quindi messe a dimora quando è passato il pericolo delle gelate.
I due sistemi possono essere anche abbinati. La raccolta può iniziare dopo 60-70 giorni dalla semina.


Coltura anticipata in serra fredda

Per la coltura anticipata in serra, si fa la semina ai primi di febbraio in contenitori che si mettono in cassone o in serra riscaldati.
Quando le piantine hanno due foglie vere si trasportano in serra ad una distanza ridotta da quella normale. La raccolta può iniziare dopo 70-80 giorni dalla semina e anche meno.

Coltura forzata invernale

La coltura forzata invernale della zucca può essere fatta in cassone ed in serra riscaldati con letti caldi fatti con letame di cavallo o con cascame di cotone come si pratica in Liguria o meglio con impianto ad acqua o aria calda automatizzati.
Per la coltura in “cassone”, nelle ordinarie condizioni di clima, si fa la semina verso il 10 gennaio, in fertil-pot o altri contenitori che si mettono in cassoncini con letto caldo o altrimenti riscaldato. Dopo 15-20 giorni le piantine sono pronte per il trapianto che si fa mettendo 4 zucche per metro quadrato di cassone. Negli spazi lasciati liberi dalle piantine si può seminare del basilico, quindi si annaffia con acqua dove è stato disciolto 1-2 grammi per litro di nitrato di calcio.
La zucca da zucchini in serra si avvantaggia enormemente della concimazione fogliare con complessi ad alto titolo d’azoto completati da stimolanti e da forti dosi d’Azoto, Fosforo e Potassio al piede dati in copertura nel periodo di massimo raccolto.
La raccolta può iniziare per San Giuseppe e si fa come si è detto per gli zucchini in coltura normale.


Avversità e parassiti

Nelle nostre condizioni di clima, le zucche possono essere danneggiate dalle gelate tardive e dalla siccità, se il terreno dove si fa la coltura non è irriguo.
Tra le malattie crittogamiche, la più temibile è il mal bianco che ricopre con un’efflorescenza biancastra tutte le foglie, che ingialliscono e seccano determinando quindi la morte della pianta.
Gli stessi effetti produce l’Erjsiphe polygoni.
Le due malattie si combattono con polverizzazioni di zolfo o con polisolfuri alcalini al 0,5%.
Difficilmente compaiono il Cladosporium cucumerinum e l’Antracnosi che possono essere controllati con cuprorganici.
Tra gli insetti sono nocivi i pidocchi delle cucurbitacee, che sono però facilmente distrutti con insetticidi a base d’esteri fosforici o con estratto di tabacco. Nelle coltivazioni in piena terra può far danni la zuccaiola (Grillotalpa grillotalpa) che si combatte con disinfestanti.

Sformato di zucca


Ingredienti
- 1 cipollotto fresco
- 1 spicchio di aglio
- 1 ciuffo di prezzemolo
- 1 spicchio di zucca
- 1/2 rotolo di pasta sfoglia veg
- 1 cucchiaio colmo di farina di ceci bio
- 1 cucchiaio olio e.v.o.
- sale e peperoncino secondo i gusti
Procedimento
Rosolare per un paio di minuti il cipollotto affettato sottile con l’aglio, il prezzemolo e l’olio. Prendere una piccola fetta di zucca (si può usare anche un pezzo pià grande), sbucciarla e tagliarla a tocchi e messa a rosolare insieme al resto. Lasciare cuocere con il coperchio per 10 minuti, poi spengere il fuoco, salare e schiacciare grossolanamente la zucca, mischiarla bene con gli altri ingredienti. Aggiungere un cucchiaio di farina di ceci per amalgamare meglio e compattare il ripieno dello sformato. Stendere la sfoglia, versare sopra il ripieno e infornare per 15 minuti a 200°.

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