Disciplina Botanica Redazione di Loris Paglia

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La Botanica ( dal Greco Bota'un) ( Botane ) e' la Disciplina della Biologia che studia le forme di vita del mondo vegetale ( La Flora ) Specie in Rapporto alla loro anatomia , Fisiologica , classificazione ed Ecologia

venerdì 28 febbraio 2014

VITA SEGRETA DELLE PIANTE: ANNUSANO, COMUNICANO, CANTANO E SONO PURE ALTRUISTE!

Potrà sembrare assurdo, ma piante ed esseri umani si somigliano più di quanto potessimo immaginare. Diversi studi eseguiti nel corso degli ultimi anni hanno dimostrato che le piante possiedono una serie di caratteristiche sorprendenti e che, per certi aspetti alcuni loro “comportamenti” sono simili ai nostri.

vita delle piante
Le piante sono capaci di percepire il pericolo e di sapere esattamente cosa “fare” per evitare i predatori.
Non molto tempo fa, un gruppo di scienziati ha scoperto che le piante sono in grado di ascoltare, di vedere, annusare e di possedere la capacità di apprendere, ricordare, e comunicare.
Inoltre, non solo a loro non piace il frastuono prodotto dalle attività umane, ma fatto ancor più sorprendente, le piante sono anche in grado di fare musica e di cantare!
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 L’altruismo delle piante
In un esperimento pubblicato due anni fa sull’American Journal of Botany, riportato in un resoconto del blog Biosproject: Earth, Guillermo Murphy e Susan Dudley hanno scoperto che la pianta Impatiens pallida, conosciuta con il nome comune di gamba di vetro, vegetale erbaceo delle foreste orientali del Nord America, riconosce i suoi simili e modifica il suo comportamento in relazione al grado di parentela delle piante che gli crescono accanto.
I ricercatori hanno constatato differenti risposte da parte dell’Impatiens a seconda che la pianta era cresciuta con i parenti o con piante estranee. Per la precisione i due biologi hanno scoperto che le piante “consanguinee” che si venivano a trovare insieme nei vasi, modificavano la loro morfologia modellando la crescita dei rami in modo da non fare ombra alle piante vicine.
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Un fenomeno straordinario: il Canto Delle Piante
Uno dei fenomeni più affascinanti delle piante, e forse il più sorprendente, è la loro capacità di cantare e comporre musica! E l’ascolto delle loro composizioni e davvero rilassante. Alcuni ricercatori della Federazione di Damanhur, una comunità etico-spirituale situata a Vidracco in Piemonte, sin dal 1975 stanno compiendo una serie di osservazioni sulle piante, al fine di comprendere le loro capacità uniche.
Grazie all’ausilio di alcuni dispositivi che hanno creato per registrare la reattività delle piante nel loro ambiente naturale, i ricercatori hanno scoperto che le piante sono in grado di apprendere e di comunicare tra loro.
Sono riusciti a misurare le differenze elettriche tra le foglie e le radici della pianta. Tali misure, poi, vengono tradotte in una serie di effetti, tra cui musica, accensione di luci, movimento e molti altri. Come tengono a precisare i ricercatori, le piante non corrono alcun pericolo, in quanto si utilizzano correnti di intensità molto bassa.
Secondo i ricercatori di Damanhur, ogni creatura vivente, animale o vegetale, produce una variazione di potenziale elettrico, a seconda delle emozioni che sperimenta.
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Pare che le piante registrino le variazioni più significative quando avvertono l’avvicinarsi della persona che si prende cura di loro, quando vengono bagnate, quando gli si parla e durante la diffusione di musica. La reazione fisiologica della pianta viene poi espressa attraverso le apparecchiature elettroniche ideati dai ricercatori.
L’applicazione più suggestiva è stata quella di tradurre tali variazioni in note musicali. Gli esperimenti hanno dimostrato che le piante sembrano apprezzare molto di imparare ad utilizzare scale musicali e anche di produrre musica per conto proprio, grazie all’utilizzo di un sintetizzatore. Anche se non esistono altre ricerche scientifiche condotte su questo argomento, non si può negare che l’ascolto di questa musica “vegetale” sia una gioia per l’anima.

NUOVE SCOPERTE – Le piante comunicano utilizzando la telepatia?

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Alcuni studi suggeriscono che le piante comunicano tra loro attraverso le vibrazioni. (Foto Shutterstock)

Si conoscono già tante cose riguardo le piante.
Ma ci sono ancora tante cose da scoprire.
Le piante comunicano utilizzando la telepatia?
Questa domanda interessante è stata sollevata da una recente ricerca pubblicata sulla rivista australiana “BMC Ecology”, suggerendo che le piante sembrano reagire a lievi rumori – generati all’interno della cellula – per parlare con l’altre. E che cosa significa questo per gli esseri umani?
Coloro che credono in fenomeni parapsicologici, come la telepatia tra gli esseri umani, non sono stati in grado di fornire la prova assoluta che l’invio e la ricezione di segnali mentali ed emotivi chiamato telepatia inconscia o cosciente è effettivamente possibile – ma anche se lo è, non abbiamo un accenno di ciò con che meccanismi  spiegarlo.
Senior Scientist presso l’Istituto di Scienze Noetiche, Dean Radin, ha suggerito che la meccanica quantistica fornirà una spiegazione di come funziona la telepatia. Forse scavare più a fondo il modo in cui altri organismi comunicano ci aiuterà anche a risolvere il mistero della telepatia tra gli esseri umani.

Le piante comunicano attraverso le onde sonore


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Uno studio recente ha trovato prove per sostenere l’idea che le piante comunicano tra loro tramite onde sonore. (Foto Shutterstock)
Dopo aver osservato come le piante influenzano la crescita reciproca, Monica Gagliano e Michael Renton dalla University of Western Australia ha proposto che le piante comunicano attraverso onde sonore (non udibile per l’uomo) o oscillazioni nanomeccaniche, che sono appunto nel regno della meccanica quantistica.
Oscillazioni nanomeccaniche sono vibrazioni sulla più piccola scala atomica o molecolare.
I ricercatori hanno notato che i semi di peperoncino ( Capsicum annuum ) sono cresciuti meglio in un contenitore chiuso in presenza di basilico ( Ocimum basilicum ), ma sono stati ostacolati dalla presenza di finocchio Foeniculum vulgare) , il che suggerisce che l’ambiente di crescita ha avuto meno effetto sullo sviluppo dal modo in cui i semi interagiscono tra loro.
Gagliano e Renton ha detto che “la germinazione dei semi è stato positivamente rafforzata dalla presenza di un vicino ‘buono’, anche quando le note modalità di segnalazione sono stati bloccati, il che indica che i segnali luminosi, tattili o chimici non possono essere indispensabili per le diverse specie di piante a percepire ogni altro presenza. ”
Gagliano aveva già pubblicato i risultati dello scorso anno di radici di mais che producono ticchettii nel rango 220-Hertz. L’articolo è apparso in “Trends in Plant Science”. Ha anche scoperto che, quando sospeso in acqua, le radici di mais tendono a inclinarsi verso vibrazioni della stessa gamma di frequenze.

Siamo tutti interconnessi?


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Alcuni studi suggeriscono che le piante comunicano tra loro attraverso le vibrazioni.(Foto Shutterstock)
La meccanica quantistica ci insegna che la Terra è un mare di vibrazioni. Gli esseri umani e gli animali rispondono a diverse frequenze. Anche i batteri possono segnalare uno  al altro con le vibrazioni.
Nel 2011, i ricercatori Allan Widom e colleghi della Northeastern University di Boston pubblicato i risultati mostrano che i batteri unicellulari come E-Coli possono comunicare tra loro utilizzando onde radio. Hanno calcolato che le frequenze di transizione tra questi livelli di energia corrispondono ai segnali di trasmissione radio a 0,5, 1 e 1,5 kilohertz, stesse frequenze come quelli utilizzati nelle trasmissioni radio AM e FM.
I ricercatori hanno anche scoperto che i batteri possono comunicare utilizzando un linguaggio chimico chiamato “quorum sensing”, che permette loro di agire come un gruppo sincronizzato.
L’idea che le piante comunicano non è del tutto nuova. Nel 1973, l’esploratore Lyall Watson ha pubblicato “Soprannatura: A Natural History di Supernatural”, dove ha suggerito che, le piante hanno risposto con simpatia quando un gambero vivo è stato gettato in acqua bollente.
La gente ha parlato di piante da sempre. Fitoterapia di nativi americani , per esempio, si basa su una qualche forma di comunicazione con le piante. Fiori di Bach si basano anche sulla capacità di un guaritore di comunicare con i fiori e chiedere loro di rendere le loro proprietà curative.
MythBusters Belleci Tory, Kari Byron e Scottie Chapmen di Discovery Channel  hanno studiato l’effetto di lode o crudeli insulti su serre separate durante l’utilizzo di un altro serra come controllo sperimentale per due mesi. Con loro grande sorpresa, la serra silenziosa prodotta inferiore biomasse e piccoli baccelli di piselli rispetto agli altri due. Le parole gentili o insulti non sembra fare una differenza, che sembra dimostrare che è le piante rispondono a suono.

Comunicazione tra piante mediati da luce, chimici


Gli studi suggeriscono che le piante comunicano. (Foto Shutterstock)
Le piante possono anche reagire alla luce, e un certo usano  allelopatia a comunicare tra loro.
La prima volta nel 1937 dal professore austriaco Hans Molisch, descrive il termine l’ allelopatia come un meccanismo biologico attraverso il quale un organismo produce sostanze chimiche che influenzano la crescita, la sopravvivenza e la riproduzione di un altro organismo. Sostanze chimiche rilasciate nel suolo o dell’aria di radici o foglie possono avvisare gli altri alberi che è stato mangiato in modo che gli altri possano accelerare la produzione di difese chimiche. Allelopatia si trova non solo tra le piante, ma anche tra i batteri e funghi.
Università di Bielefeld Prof. Dr. Olaf Kruse e il suo team ha pubblicato, lo scorso anno, in “Nature Communications” che le alghe verdi possono trarre energia dalla fotosintesi e da altre piante.
Se questo tipo di comunicazione attraverso la luce, sostanze chimiche o onde sonore non può essere chiamato telepatia, allora forse sarà ancora stimolare l’immaginazione di chi crede che siamo tutti collegati in più o meno allo stesso modo come il cervello planetario raffigurato nel “Avatar “movie. In Pandora, la luna conquistato, esiste una vasta rete neurale attraverso il quale l’umanoidi Na’vi e gli altri esseri in grado di connettersi. Si potrebbe ricordare di aver visto l’immagine delle radici delle piante interconnessi che scambiano rapidamente informazioni.
Nel pianeta Terra, come ora sappiamo, intere foreste sono infatti collegati da reti di funghi sotterranei ( micorrize ). Sarebbe sembrare troppo fuori di immaginare che le piante potrebbero utilizzare i segnali acustici per la trasmissione di informazioni tramite questo sito?
Psicologo ed energia guaritore Dr. Olivia Bader-Lee pensa che il risultato di questi esperimenti con piante anche confermano che gli esseri umani possono condividere una qualche forma di energia.
“L’organismo umano è molto simile ad una pianta,” ha detto. “Essa trae energia necessaria per alimentare gli stati emotivi, e questo può essenzialmente eccitare le cellule o causare aumenti di cortisolo e catabolizzare le cellule a seconda del grilletto emotivo.”


Traduzione Tanja per il Risveglio di una Dea

giovedì 27 febbraio 2014

Emozioni vegetali

Di tanto in tanto i giornali pubblicano la notizia che nessun vegetariano vorrebbe mai sentire: alcuni scienziati avrebbero scoperto che anche le piante hanno un sistema nervoso, che pensano, soffrono ed hanno addirittura una memoria. Ma quanto c’è di vero in queste evidenti semplificazioni giornalistiche? Le piante sono realmente capaci di pensiero, di percezioni ed emozioni? Perfino di “ricordare” chi fa loro del bene e chi invece infligge del dolore?
Tutti abbiamo sentito dire che le piante crescono meglio se con loro si parla, se si lavano le loro foglie amorevolmente, se le si riempie di affetto. Alcuni esperti dal pollice verde giurano che facendo ascoltare la musica classica a una piantina da salotto crescerà più rigogliosa e i suoi colori si faranno più intensi. Quest’idea è in realtà nata a metà dell’Ottocento, ed è attribuita al pioniere della psicologia sperimentale Gustav Fechner, ma è stato lo scienziato indiano Chandra Bose che l’ha presa sul serio, tanto da sviluppare i primi test di laboratorio sull’argomento, agli inizi del Novecento.
Chandra Bose si convinse che le piante avessero un qualche tipo di sistema nervoso analizzando le modificazioni che avvenivano nella membrana delle cellule quando le sottoponeva a diverse condizioni: in particolare, secondo Bose, ogni pianta rispondeva a uno shock con uno “spasmo” simile a quello di un animale. Le cellule, osservò, avevano “vibrazioni” diverse a seconda che la pianta fosse coccolata o, viceversa, torturata. Pare che anche il celebre drammaturgo (vegetariano) George B. Shaw fosse rimasto sconvolto quando, in visita ai laboratori di Bose, vide un cavolo morire bollito fra atroci spasmi e convulsioni.
Ma Bose non si limitò a questo: scoprì che una musica rilassante aumentava la crescita delle piante, e una dissonante la rallentava; sperimentò con precisione l’effetto che veleni e droghe avevano sulle cellule. Infine, per dimostrare che tutto ha un’anima, o perlomeno una matrice comune, si mise ad avvelenare i metalli. Avete letto bene. Bose “somministrò” diverse quantità di veleno all’alluminio, allo zinco e al platino – ottenendo dei grafici straordinari che dimostravano che anche i metalli soffrivano di avvelenamentoesattamente come ogni altro essere vivente.
Se vi sembra che Bose si sia spinto un po’ troppo in là con la fantasia, aspettate che entri in scena Cleve Backster.

Nel 1966, mentre faceva delle ricerche sulle modificazioni elettriche in una pianta che viene annaffiata, Backster collegò un poligrafo (macchina della verità) ad una delle foglie della piantina su cui stava lavorando. Con sua grande sorpresa, scoprì che il poligrafo registrava delle fluttuazioni nella resistenza elettrica del tutto simili a quelle di un uomo che viene sottoposto a un test della verità. Era possibile che la pianta stesse provando qualche tipo di stress? E se, per esempio, le avesse bruciato una foglia, cosa sarebbe successo? Proprio mentre pensava queste cose, l’ago del poligrafo impazzì, portandosi di colpo al massimo. Backster si convinse che la pianta doveva in qualche modo essersi accorta del suo progetto di bruciarle una foglia – gli aveva letto nella mente!

Da quel momento sia Backster che altri ricercatori (Horowitz, Lewis, Gasteiger) decisero di esplorare il mistero delle reazioni emotive delle piante. Attaccandole al poligrafo, registrarono i picchi e interpretarono le risposte che i vegetali davano a diverse situazioni. Gli strumenti regalavano continue sorprese: le piante “urlavano” orripilate quando i ricercatori bollivano davanti a loro dei gamberetti vivi, si calmavano quando gli scienziati mettevano sul giradischi i Notturni di Chopin, si “ubriacavano” addirittura se venivano annaffiate col vino. Non solo, mostravano di riconoscere ogni ricercatore, dando un segnale diverso e preciso ogni volta che uno di loro entrava nella stanza; “prevedevano” quello che lo scienziato stava per fare, tanto che per spaventarle gli bastava pensare di spezzare un rametto o staccare una foglia.
Il libro che dettagliava tutti i risultati di queste ricerche,  La vita segreta delle piante di Tompkins e Bird, fu pubblicato nel 1973 e divenne immediatamente un caso sensazionale. Venne addirittura adattato per il cinema, e il film omonimo (musicato da Stevie Wonder) suscitò infinite controversie.

Tutti questi scienziati interessati alle misteriose qualità paranormali delle piante avevano però una cosa in comune: mostravano un po’ troppa voglia di dimostrare le loro tesi. Successive ripetizioni di questi esperimenti, condotti da ricercatori un po’ più scettici in laboratori più “seri”, come potete immaginare, non diedero alcun risultato. Ma allora, dove sta la verità? Le piante possono o non possono pensare, ricordare, provare emozioni?

Cominciamo con lo sfatare uno dei miti più resistenti nel tempo: le piante non hanno un sistema nervoso. Come tutte le cellule viventi, anche le cellule vegetali funzionano grazie allo scambio di elettricità, ma questo passaggio di energia non si sviluppa lungo canali dedicati e preferenziali come accade con i nostri nervi. Talvolta le piante rispondono alla luce con una “cascata” di impulsi elettrici che durano anche quando la luce è terminata, e questo ha portato alcuni giornalisti a parlare di una “memoria” dell’evento; ma la metafora è sbagliata, sarebbe come dire che i cerchi sulla superficie dell’acqua continuano anche dopo che il sasso è andato a fondo perché l’acqua è capace di ricordare.

Se il ruolo dei segnali elettrici nelle piante è ancora in larga parte sconosciuto, questo non ci autorizza ad attribuire categorie umane ai loro comportamenti. Certo, alle volte è difficile ammirare le meraviglie del mondo vegetale senza immaginare che nascondano un qualche tipo di coscienza, o di “mente”. Pensate al geotropismo e al fototropismo: non importa come girate una pianta, le radici si dirigeranno sempre verso il basso e i rami verso l’alto, con puntuale precisione e a seconda della specie di pianta. Pensate all’edera che si arrampica per decine di metri, alle piante carnivore che scattano più veloci degli insetti, ai girasoli che seguono il nostro astro in cielo, alle piante che fioriscono soltanto quando i giorni cominciano ad allungarsi e quelle che invece fioriscono non appena le giornate si accorciano. Esiste perfino un certo tipo di “comunicazione” fra le piante: se un parassita attacca un pino in una foresta, la risposta immunitaria viene riscontrata contemporaneamente in tutto il bosco, e non soltanto nell’albero che è stato attaccato – la “notizia” dell’arrivo del nemico è stata in qualche modo segnalata al resto degli alberi. Prima di precipitarci a concludere che esiste un linguaggio delle piante, però, faremmo meglio a tenere i piedi a terra.
Le piante, come la maggior parte degli organismi, percepiscono il mondo attorno a loro, processano le informazioni che raccolgono e rispondono agli stimoli esterni alterando la propria crescita e il proprio sviluppo, e mettendo in atto tecniche e strategie di sopravvivenza a volte sorprendentemente sofisticate. Ancora oggi alcuni di questi processi rimangono effettivamente misteriosi. Ma Elizabeth Van Volkenburgh, botanica dell’Università di Washington, chiarisce una volta per tutte: “un grosso errore che fa la gente è parlare delle piante come se ‘sapessero’ cosa stanno facendo. Insegnanti di biologia, ricercatori, studenti e gente comune fanno tutti lo stesso sbaglio. Io preferirei dire che una pianta avverte e risponde, piuttosto che dire che ‘sa’. Usare parole come ‘intelligenza’ o ‘pensiero’ per le piante è un errore. Alle volte è divertente, un po’ provocatorio. Ma è scorretto.”
Quando parliamo di piante che riflettono, decidono, amano o soffrono, staremmo quindi commettendo l’errore di proiettare caratteristiche prettamente umane sui vegetali. Bisognerebbe forse pensare alle piante come a una specie aliena, con cui non è possibile adottare metri di misura umani: parlare di emozioni, ricordi, pensiero è illudersi che le nostre specifiche caratteristiche vadano bene per tutti gli esseri viventi, è voler vedere noi stessi in ciò che è diverso. Così, domandarsi se una pianta prova dolore è forse un quesito senza senso.
Per concludere, è buona norma prendere sempre con le pinze le divulgazioni spacciate per “clamorose scoperte”. Allo stesso tempo, se la prossima volta che affettate un pomodoro, cogliete una margherita o addentate una mela avrete un attimo di esitazione, o un leggero brivido… beh, qui a Bizzarro Bazar potremo ritenerci soddisfatti.
Ecco un articolo (in inglese) sul sito del Scientific American.
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